27 Maggio 1998
“Salute a voi.
Come già dissi, la vera Conoscenza è ben altra cosa dalle mere conoscenze umane: esse sono aleatorie e temporanee.
Ogni tempo umano, ha le sue conoscenze e le ritiene straordinarie, inattaccabili e rivoluzionarie, sino al sopraggiungere di conoscenze ritenute nuovamente straordinarie, inattaccabili e rivoluzionarie.
La vera Conoscenza è ciò che accomuna gli esseri in ogni tempo e in ogni spazio. La vostra erudizione ha dunque questa premessa.
Siate parsimoniosi col vostro tempo: non disperdetevi nello studio di ciò che potrebbe distogliervi dai frammenti di Conoscenza, inducendovi a interpretare la Parola, utilizzando sovrastrutture acquisite, perché ciò che è mio compito è liberavi completamente dalle sovrastrutture di già acquisite, affinché possiate apprendere ciò che vi giunge, senza mediazione culturale alcuna.
Per gli umani, la conoscenza costituisce la cultura di un’epoca, ma essa ha scarsa attinenza con la Conoscenza che crea la Comunione Cosmica, fra tutti gli esseri che ne divengono testimoni.
La conoscenza, per gli umani, e soggetta al gusto estetico e alla necessità, perch’essa costituisce cultura, ma è effimera.
Che forse gli umani nel vostro tempo indossano la spada accanto ai maschili pantaloni, o il femminil sesso indossa le volteggianti sottane?
Per gli umani, la conoscenza ha le medesime caratteristiche di ciò che indossano: ogni epoca ha il suo costume e il suo pensiero.
Lasciate dunque passare, senza coinvolgimento eccessivo, le conoscenze che destano il vostro temporaneo interesse: non possono appagare profondamente il vostro domandare.
Comprendete ciò che invece è vera Conoscenza, perch’essa non è espressione di un tempo: Essa è.
Se non vi appagherà ciò che vi giunge dal nostro tempo e dal nostro spazio, avrete assai libri da sfogliare e molti maestri da udire: tutti pronti a svelarvi le verità.
Or ora, udite ciò che vi giunge dal nostro tempo e dal nostro spazio.
Siete stati accolti nell’Antro Cosmico: udite ciò che da noi vi giunge.
È assai arduo il frequentare la scuola d’infanzia, e il giardino dove gli umani si dilettano, e al contempo l’università; indi dapprima udite il nostro dire, dopodiché sceglierete quali studi più vi allettano.
Ordunque, tutto è materia come tutto è Spirito. Tutto è Efflato virtuantesi dall’Intelligenza Prima.
Essendo Tutto Uno e l’Universo Unità Sintesi, il limite sensista della materia e dello Spirito è insussistente.
Ov’è questo limite? Come definirlo?
Il gretto materialista non vede altro che il triangolo rovesciato, per concludere che la materia esistente sensibile, sublimizza uno Spirito Intelligente.
Ma né la vita cessa, né la mente poiché si ricostituisce l’essere dissolto.
Alla materialità dell’osservazione biologica, lo Spirito altro non è che il fenomeno di un raggruppamento molecolare, sensibile all’indagine e questa miope visione determina l’errore di base delle scienze, tutte di osservazione, concernenti l’uomo e prima fra tutte la medicina.
La medicina cura difatti il corpo fisico al fine di procurare il prolungamento del fenomeno vitale o mentale dell’infermo.
Ma, se fosse informata all’indirizzo contrario, si muterebbe, tosto, in scienza ieratica, senza venir meno come scienza sperimentale.
Il fenomeno della Vita, neppure apparentemente, cioè materialmente, è distrutto con la morte dissolutiva delle forme, se la forma ha raggiunto la propria perfezione, anzi, il fenomeno, mutuando moltiplica sé stesso.
Così una pianta dà frutto e seme e nel seme le forme embrionali della pianta-madre sono in potenza, virtuali.
E bruciare il fusto della pianta è sì distruggere il fenomeno della vita vegetativa nella pianta individua, ma il fenomeno vita che la pianta, in effetti distrutta, ha già ripetutamente e per moltiplicazione riprodotto nei suoi semi, rimane inalterato, poiché ogni seme contiene in essenza e in virtù il potere individuale della pianta medesima, al momento considerata come fenomeno della natura sensibile.
L’umano, materialmente, si riproduce costantemente nel suo seme. Il seme umano, nelle condizioni opportune di sviluppo nell’utero muliebre, riproduce l’essere fisico e in talune situazioni, apparentemente, l’essere mentale.
All’occhio profano, l’umano vive, si riproduce, generando figliolanza, muore, ossia cessa come fenomeno fisico, mentale e sensibile. Ossia il complesso fenomeno vitale e mentale, umanamente cessa con la morte stessa.
Il cadavere si risolve fino alle sue elementari molecole: ossa, carne, umori, sono assorbiti nel gran fornello della terra vegetale e anche si decompongono, liberamente, in gas, in sali, negli ulteriori corpi chimici semplici.
In tale visione, del momento dell’umano sulla terra, altro non restano che le opere o comunque il nome nei registri dello stato civile.
Per il religioso, il medesimo fenomeno della vita, riproduzione, morte, rientra nel disegno della Creazione.
Si vive e si muore per Volontà di EA’.
Dopo morto, il tribunale divino giudica e premia, ovvero condanna l’umano. Ne può conseguire, nella visione religiosa, una vita di oltretomba paradisiaca o infernale. E ciò è umana interpretazione. Da qui il credere nella visione di un al di là popolato da anime di morti e da qui lo spiritismo assai amato dagli umani, che cercano conferme dell’esistenza di tale realtà.
L’incarnazione delle anime suppone l’esistenza di un periodo di sosta inter-vitale o inter-umano, vale a dire fra vita e vita, fra incarnazione e incarnazione, mentre ipotizza una esistenza luminosa per i disincarnati, assumendo inoltre, con atto di fede, una possibilità di incarnazione.
In ciò, vi è Verità, celata però dal velo del simbolismo.
Nella vita progressiva, dalla nascita all’età adulta, le forme passano, gradualmente, dallo sviluppo iniziale, embrionale, allo sviluppo effettivo, fruttifero e da questo principio vitale, anima delle cose, lentamente muta la sua vita espansiva in vita concentrata, ossia si restringe nel segno di vita nuova, che è successivo periodo di espansione.
L’umano, in quanto essere sensibile e mentale, non fugge a codesta legge.
E perciò la sua vita di espansione, dall’infanzia alla maturità produce il frutto; la sua vita di concentrazione dalla maturità alla decrepitezza concentra l’intera vita in un embrione vitale.
La morte è la maturazione della concentrazione e l’anima di un morto è il frutto maturato e concentrato nel suo seme, che contiene, in virtù e in potenza, il compendio della vita vissuta e delle vite vissute.
Non mi è concesso d’andar oltre. È tempo che mi accomiati.
Che la Luce sia con voi.”