1 Dicembre 2025

AUTORE: Avi Loeb – 31 Ottobre 2025 – Vai all’articolo originale LINK

Una serie di 134 immagini dell’oggetto interstellare 3I/ATLAS al perielio, scattate dal satellite WFI3 di PUNCH il 29 ottobre 2025. (Credito: kwalsh4a, Marshall Eubanks)

Alla data del suo perielio, 3I/ATLAS ha mostrato le prime prove di un’accelerazione non gravitazionale. Il rapporto (accessibile qui) è stato presentato da Davide Farnoccia, ingegnere di navigazione presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, che ha conseguito il dottorato di ricerca in matematica presso la Scuola Superiore di Studi Universitari Galileo Galilei dell’Università di Pisa, in Italia.

L’accelerazione non gravitazionale è stata misurata alla distanza dal perielio di 1,36 volte la separazione Terra-Sole (definita come unità astronomica o “ua”), equivalente a 203 milioni di chilometri. Aveva due componenti nel piano orbitale di 3I/ATLAS:

  • Un’accelerazione radiale verso il Sole di 135 chilometri (=9×10^{-7} UA) al giorno al quadrato.
  • Un’accelerazione trasversale rispetto alla direzione del Sole di 60 chilometri (=4×10^{-7} UA) al giorno al quadrato.

Se 3I/ATLAS è spinto dall’effetto razzo del gas espulso, allora la conservazione della quantità di moto implica che l’oggetto perderebbe metà della sua massa su una scala temporale caratteristica pari alla velocità di espulsione divisa per l’accelerazione non gravitazionale misurata. Per una velocità di espulsione termica di poche centinaia di metri al secondo, la vita media di evaporazione di 3I/ATLAS è di 6 mesi. Ciò implica che nell’arco di un mese, impiegando 3I/ATLAS a attraversare una scala spaziale dell’ordine della sua separazione dal perielio dal Sole, 3I/ATLAS perderebbe circa un decimo della sua massa. Una perdita di massa così ingente dovrebbe essere rilevabile sotto forma di un’ampia coda di gas che circonda 3I/ATLAS nei prossimi mesi di novembre e dicembre 2025.

La sonda Juice dell’ESA sarebbe la prima a rilevare questa ingente perdita di massa nella prima settimana di novembre. Successivamente, il 19 dicembre 2025, 3I/ATLAS si avvicinerà di più alla Terra, a una distanza di 269 milioni di chilometri, quando centinaia di telescopi terrestri, così come i telescopi spaziali Hubble e Webb, avranno la migliore opportunità di osservarlo. Sulla base di questi dati, dovrebbe essere chiaro se 3I/ATLAS abbia perso un decimo della sua massa attraverso la sublimazione dei ghiacci volatili quando è stato riscaldato dall’intensa luce solare al perielio.

La massiccia evaporazione di 3I/ATLAS potrebbe spiegare il suo insolito aumento di luminosità, come riportato in un nuovo articolo (accessibile qui) basato sulle osservazioni di 3I/ATLAS dagli strumenti STEREO, SOHO e GOES-19 durante i mesi di settembre e ottobre 2025. I dati mostrano un rapido aumento della luminosità di 3I/ATLAS, che scala inversamente con la distanza dal Sole elevata alla potenza di -7,5 (±1).

In alternativa, l’accelerazione non gravitazionale potrebbe essere la firma tecnologica di un motore interno. Ciò potrebbe anche spiegare il rapporto sul 3I/ATLAS che diventa più blu del Sole (accessibile qui). Per una cometa naturale questo colore blu è molto sorprendente. Si prevede che la polvere arrossi la luce solare diffusa, e che la superficie di 3I/ATLAS sia ~20 volte più fredda dei 5.800 gradi Kelvin della fotosfera del Sole, risultando quindi di un colore più rosso rispetto al Sole. L’aspetto blu al perielio è la nona anomalia nell’elenco delle proprietà inaspettate di 3I/ATLAS (compilato più recentemente qui). Potrebbe essere potenzialmente spiegato da un motore caldo o da una fonte di luce artificiale. Tuttavia, potrebbe invece essere una firma di monossido di carbonio ionizzato (come discusso qui) per una cometa naturale.
Il livello di accelerazione non gravitazionale riportato corrisponde a una modesta deviazione spaziale dell’ordine di dieci volte il raggio terrestre in un periodo di un mese, insufficiente a far avvicinare significativamente 3I/ATLAS a qualsiasi pianeta del Sistema Solare dal suo percorso gravitazionale originale.

Questo ci porta a un aneddoto tratto da un altro evento che si è svolto oggi. Come direttore dell’ Harvard’s Institute for Theory and Computation (Istituto per la Teoria e il Calcolo di Harvard), ogni giovedì dirigo un tavolo di lavoro a cui partecipano oltre cento astrofisici. L’evento prevede quattro presentazioni sugli ultimi progressi in astrofisica. Una delle presentazioni di oggi si è concentrata sulla discrepanza tra l’attuale tasso di espansione dell’Universo e il valore previsto per esso in base alla radiazione cosmica di fondo, la radiazione relitta proveniente dalla materia calda e densa nei primi 400.000 anni della storia cosmica dopo il Big Bang. Sembra molto difficile spiegare questa anomalia nei dati in termini di un modello teorico elegante. Al termine della presentazione che ha dimostrato oltre ogni incertezza statistica che la discrepanza è reale, ho sottolineato a tutti i giovani teorici in sala: “È una cattiva pratica professionale per gli astrofisici teorici concludere che i dati devono essere sbagliati solo perché non hanno una spiegazione teorica.” Inutile dire che la stessa lezione si applica alle anomalie di 3I/ATLAS.

L’AUTORE

Avi Loeb è il responsabile del Progetto Galileo, direttore fondatore della Black Hole Initiative dell’Università di Harvard, direttore dell’Istituto di Teoria e Calcolo dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ed ex presidente del dipartimento di astronomia dell’Università di Harvard (2011-2020). È stato membro del Consiglio dei consulenti scientifici e tecnologici del Presidente e presidente del Comitato per la fisica e l’astronomia delle Accademie Nazionali. È autore del bestseller “Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth” (Extraterrestre: il primo segno di vita intelligente oltre la Terra) e coautore del libro di testo “Life in the Cosmos” (La vita nel cosmo), entrambi pubblicati nel 2021. L’edizione tascabile del suo nuovo libro, intitolato “Interstellar”, è stata pubblicata nell’agosto 2024.(Image Credit: Chris Michel, National Academy of Sciences, 2023)

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